Un cuore negli abissi

In questa stagione molte persone chiedono, partendo per le ferie in Paesi lontani, se possono praticare attività subacquea.

L'attività subacquea, va subito detto, è una cosa seria. Sicuramente si tratta di uno sport a tutti gli effetti enon si può improvvisare.

Non possiamo spiegarvi noi come ci si deve attrezzare e quali sono i percorsi adatti ad avvicinarsi all'esplorazione del mare. Vogliamo però chiarire quali sono le persone che possono e soprattutto quelle che non possono praticare attività sportiva nelle profondità marine.

 

Tutti gli sportivi che vogliono fare attività subacquea devono prima sottoporsi a controlli medici. Misurare la pressione arteriosa, fare esamidel sangue (vedremo poi quali), sottoporsi ad una visita cardiologica con ECG (elettrocardiogramma) e un ecocardiogramma color doppler.

Questi esami e una buona visita permetteranno di capire se ci sono i presupposti maggiori per praticare subacquea.

 

I rischi connessi allo scendere sott'acqua sono molteplici. Man mano che si scende sotto il livello del mare aumenta la pressione esterna e questo si riflette sul nostro organismo. Dapprima sulle parti esterne, in particolar modo il punto delicato sono le orecchie. Proseguendo nella discesa anche gli organi interni risentono della pressione che spinge da fuori.

Vediamo ora cosa succede al sangue.

L'ossigeno che ci serve per vivere e che prendiamo dall'aria sott'acqua viene erogato dalle bombole, spesso in forma di ossigeno, ma anche sotto forma di miscele come il nitrox (ossigeno e azoto miscelati). Proprio l'azoto è responsabile della formazione di bolle e per questo una miscela più ricca in ossigeno potrebbe aiutare.

Stando sotto acqua e grazie a questa pressione aumentata l'ossigeno e l'azoto si sciolgono più facilmente nel sangue, un po' come le bollicine del prosecco a tappo chiuso che non si vedono, perchè con la pressione elevata la CO2 è sciolta. Ma nel momento in cui si stappa la bottiglia la pressione scende improvvisamente, e i gas ritornano a essere bolle. Questo accade quando si risale in superficie senza avere rispettato i tempi i risalita, che servono proprio a smaltire i gas in eccesso.

 

Ma cosa succede se si formano bolle nel sangue?

Il sangue sarebbe meglio non fosse frizzante. Le bolle si formano con molta più facilità nelle vene piuttosto che nelle arterie perche il sangue scorre più lento. Se questo accade la bollicina di aria segue il flusso del sangue e dalle vene arriva fino al CUORE.

Qui se non ci sono anomalie congenite le bollicine vanno nella parte destra del cuore e arrivano fino ai polmoni, dove se non sono tante non provocano alcun problema, mentre se sono in quantità elevata possono causare embolia polmonare con improvvisa carenza di fiato e conseguenze talvolta molto brutte.

 

Ma se il CUORE ha un buco?

Tutti noi, quando eravamonella pancia della mamma, avevamo un buco nel cuore!

Questo buco si trova in una parete (chiamata setto interatriale) che divide l'atrio destro da quello sinistro e serve a mescolare il sangue ossigenato che arriva dalla placenta con quello da ossigenare, poiché in effetti i polmoni ancora non funzionano. Quando veniamo alla luce, o sarebbe meglio dire all'aria, i polmoni iniziano a funzionare con il primo vagito, ed il forellino si chiude. La chiusura si completa nel primo anno di vita ma talvolta può richiedere anche sei o sette anni. Per questo motivo nei bambini è bene vedere se si è chiuso. Questa zona del forellino si chiama Forame ovale ed è importante sapere chein alcuni casinon si chiude completamente e resta un passaggio.

Questa anomalia chiamata pervietà del forame ovale (PFO) risulta presente nel 30% della popolazione (uno su tre!).

Torniamo allora sott'acqua e alla nostra bollicina che a questo punto può scegliere diandare nei polmoni o di attraversare il forellino e di passare nella parte sinistra del cuore. Da qui il percorso porta diritto verso il cervello e allora le conseguenze delle bollicine possono essere tremende. Le bollicine impediranno al sangue di nutrire parte del cervello che andà a morire. A seconda di quante sono e della sfortuna si possono avere disturbi anche grossi. In alcuni casi si tratta di piccole ischemie visibili alla TAC o meglio alla Risonanza Magnetica Cerebrale (RMN), o se di grandi dimensioni possono portare a non muovere parti del corpo o a perdere funzioni come la vista o la parola. Le bollicine possono andare in periferia come braccia, gambe o intestino e dare comunque problemi periferici.

Per verificare la presenza del forellino l'esame principale è l'Ecocolordoppler cardiaco transtoracico, questa parola difficile rappresenta un esame molto semplice. Si appoggia una sonda sul petto del paziente e si visualizza a monitor il cuore e si valutano i flusi di sangue al suo interno.

Purtroppo non è facile vedere la parete che divide i due atri, e spesso non si hanno certezze ma solo sospetti. In caso di sospetto di pervietà (apertura) del forame ovale allora si ricorre ad un altro esame: il Doppler transcranico con microbolle.

Questo esame effettuato di solito nei reparti di neurologia serve proprio a vedere se passano le bolle. Durante una ecografia normalissima si inietta un liquido innoquo che imita le bolle e si vede se passano da destra a sinistra. Se passano bisogna contarle... da 0 a 10 il foro è piccolissimo e non si fa in genere nulla, da 10 a 20 è modesto e si valuta se iniziare una terapia, se supera le 30 bolle è severo!

 

Se è severo si deve chiudere?

Non subito, bisogna fare prima la risonanza magnetica cerebrale e se si scopre che ha dato problemi allora si passa alla chiusura, altrimenti si inizia la terapia con Cardioaspirina controllandolo di tanto in tanto.

 

Come si chiude il forellino?

Questo meriterebbe un approfondimento a parte. Generalmente si può chiudere con un piccolo tappo a forma di ombrello spesso proprio chiamato ombrellino, che si inserisce attraverso l'inguine sino ad arrivare al cuore. Questo intervento si fa da sveglio. In altri casi, quando il foro è maggiore di 1 centimetro si ricorre alla cardiochirurgia per chiudere il foro con un intervento in mini-invasiva attraverso un taglietto sotto il seno di destra. Questo intervento si fa in anestesia generale.

 

Ma allora chi ha questo forellino (PFO) non può fareattività subacquea ?

Secondo alcuni è assolutamente proibita. Sicuramente è controindicata.

Il DAN (Divers alert network Europa) ha condotto uno studio controllato sulla presenza di PFO nei subacquei che avevano avuto incidenti nella risalita. La cosa sorprendente è che si osserva un 62% di PFO nel gruppo che avuto incidenti, e un 43% nel gruppo che non ha avuto incidenti.

Il PFO era poi presente nell'88% dei subacquei con danni cerebrali e nel 40% dei sub con sintomi neurologici periferici. La conclusione del DAN nonostante l'evidenza delle cifre è che non sia necessario fare accertamenti cardiaci prima di fare attività subacquea.

Ovviamente il PFO non provoca incidenti subacquei, per questo serve una adeguata risalita, ma avere il PFO può rendere molto più gravi questi incidenti, con danni permanenti.

Secondo molti autori le immersioni fino a 14 metri sarebbero molto meno rischiose, probabilmente per maggiore facilità di gestione della risalita in superficie.

Consigliano inoltre a chi ha il PFO di non effettuare più di una immersione al giorno, o comunque di far passare un tempo adeguato fra una immersione e l'altra, infine è sconsigliato immergersi il giorno della partenza per il rientro a casa se si deve prendere l'aereo.



CONCLUSIONE

Le cifre sono eloqunti e ognuno può decidere liberamente di fare attività assumendosi un rischio a patto che sia consapevole delle conseguenze.

Ma se si ha intenzione di andare sotto acqua ed iniziare questa attività bellissima è importante sapere se sono presenti problemi cardiaci. Con una semplice ECOCARDIOGRAFIA si può stare più tranquilli. 

 

In SINTESI

-Visita prima di iniziare l'attività sportiva. (Medico di famiglia, pediatra o Cardiologo)

-Esami del sangue con un profilo di coagulazione e omocisteinemia (più o meno gli stessi esami di chi assume la pillola contraccettiva).

-se scoperto un PFO fare una RMN cerebrale

-sconsigliato immergersi oltre i 14 metri

-gestire la risalita con più calma

-usare Nitrox

-non più di unaimmersione al giorno

-non immergersi prima di prendere l'aereo

- DIVERTIRSI

Giampaolo Zoffoli